venerdì 30 luglio 2010

Sara (il vento nei capelli)

Ancora una splendida foto del mio amico flickeriano LUIGI MANCINI (stavolta io ho aggiunto un po' di parole, il titolo è suo).
 
Il vento nei capelli


Sara, i capelli nel vento a volarti di Luce
e lo sguardo, a sognare un respiro sull’ombra.
Il tuo viaggio di piuma leggera.


Corre il tempo: io semino istanti
Sul tuo passo di zingara e fata.

Riyueren


Sara, ti guardo ... e un poco mi rivedo allo specchio.

Tu mi parli come solo un’immagine può fare … e non sai neppure chi sono, così lontana da te nello spazio e nel tempo.


Vorrei sapere cosa vedono i tuoi occhi, cosa sta guardando la tua anima … perché nella foto questo non si vede. Quali orizzonti, Sara? Quale futuro, quali colori?

Mi rivedo bambina, eppure quella bambina io so che c’è ancora.

In me tutto ormai sta invecchiando, tutto … tranne gli occhi, l’anima e il cuore.

Che cosa vuol dire “invecchiare”? sono sicura che tu me lo chiederesti, curiosa e fotografa come Luigi mi ha detto che sei.

"Invecchiare" vuol dire molte cose e non significa necessariamente perdere la bellezza.

Più che altro ti ritrovi la tua vita scritta addosso: ci sono anche gli errori di ortografia e le cancellature … si vede proprio tutto, sai?

Si vedono anche i giorni felici, i punti esclamativi, le domande, soprattutto quelle senza risposta, i pensieri, i sogni e i ricordi … e anche la voglia di caramelle e roba dolce in genere, come le carezze e l’amore.

Non tutti lo sanno, Sara, ma più si cresce e più l’anima "viene fuori", diventa visibile e non c’è verso di nasconderla.

E si diventa grandi quanto più si è capaci di farsi piccoli … piccoli come i bambini.

La giovinezza svanisce solo quando perdi la speranza e la capacità di sognare.

La vecchiaia comincia quando i tuoi occhi non sanno più vedere la meraviglia, quando in un filo d’erba il tuo cuore non sa vedere più l’universo.


 

sabato 10 luglio 2010

Nelle stanze della memoria

Il cielo (dalla pensilina del bus)

La Notte svela
Sorgendo nel mio cuore.
“Alba” è il suo nome.

Riyueren
Ho sempre amato molto le parole, quelle forme in cui modellare le mie sensazioni. Non le avevo mai viste come argini o confini … ma come cieli in cui poter volare, anche e soprattutto con le ali strappate.

Ma le parole presuppongono una lingua … ed una lingua presuppone una comprensione … 
È per questo che mi sono rivolta alle immagini: dove non arrivano le parole, ad illuminare le ombre, può arrivare un altro genere di luce … la Luce stessa, che traccia il mondo al di là e al di qua dei miei occhi.

Non un mondo soltanto … ma più universi.

L’altro giorno, però, ho fotografato delle memorie … e le memorie hanno bisogno di parole.

Così queste che vedete sono foto al di fuori di ogni canone estetico, vi sembreranno  diverse da quelle che si trovano qui, su questa mia terra, sul "Giardino", come voi chiamate ... Innerland, il mio cuore.

Non esiste un “prima”, per queste immagini, solo un “dopo”.

Il “prima” sta qui, dentro di me.

Ed ha bisogno di parole. Parole che solo io conosco, perché le ho vissute.
Memorie
Il cortile che vedete non era esattamente così, 48 anni fa: c’era il cemento (quante volte mi ci sono sbucciata le ginocchia)e c’è ancora, insieme alla stessa polvere, ai lati.

Ma quelle strisce bianche, sì, i posteggi, non c’erano ancora.

Dov’è finito quel muretto … quello alto, che faceva da aiuola all’albero di limoni? Neanche l’albero, c’è più.

Non ci sono più nemmeno le erbacce. I formicai … spariti …

E dove siamo finiti noi, noi bambini? Noi che eravamo tanti a correre, a giocare a pallone, al telefono senza fili, seduti tutti in riga su quel muretto?

A tracciare col gessetto le strade per la bici o le ipotetiche stanze di una casa (che era solo nella mia fantasia) sono rimasti i miei ricordi.

Memorie 2Da quel poggiolo, il secondo dal basso, la mamma mi gettava il pallone.

L’altro giorno ero lì : volevo fare due foto. Son rimasta col naso all’aria, meravigliandomi di non sentire il rumore dei rimbalzi della palla: ci sono suoni che ti restano nell’anima, come certi profumi.

Inutilmente ora io cerco nelle foto il giallo dei limoni, l’odore della terra, dell’asfalto riarso al sole d’estate, il brulichio delle formiche, le voci di quei bambini che eravamo, i campanelli delle nostre biciclette … 

... non c’è più neppure la mamma. Le stanze sono vuote di lei.

Un giorno lo saranno anche di me.

giovedì 8 luglio 2010

I bottoni del suq

Bottoni

Sguardi rotondi
Profumati al Sorriso.
Voci a colori.

Riyueren
Il Suq (a Genova)

Navigo gli occhi
Sopra mari di stoffe.
Cuore al timone.

Riyueren

Il Porto Antico parla tutte le lingue del mondo.

Il suo cuore si culla sul mare e danza, soprattutto d’estate, al ritmo del suq: un’orchestra di voci, di stoffe, di spezie e colori, che ti abbracciano, ti avvolgono l’anima e il passo, prima ancora di entrare.

Perché già da lontano il suq lo senti danzare nel vento: ti entra nel cuore un profumo di Oriente, di viaggi, di terre lontane.

Entri, e ti accarezzano stoffe di ogni colore: giochi di luce caldi, tramature di simboli, geometrie di piccoli infiniti, come rampicanti appesi a sfiorarti lo sguardo.

Puoi immergerti con gli occhi, in questo mare di stoffe.

O puoi affondarci le mani: i bottoni del suq sono un’esplosione di colori, vorresti cucirteli addosso, per tenerti stretta l’anima ai sogni.

venerdì 2 luglio 2010

Scent of Absence (da Innerland)

Ancora un titolo e un poco di parole per la splendida foto del mio amico flickeriano LUIGI MANCINI.

 
SCENT OF ABSENCE
 

Lascia come un odore, l’assenza
La ferita di un’orma sul labbro
che nessuna carezza cancella

… perché è qui, sul respiro che sfioro
Solo qui, che mi bacia il ricordo.
Riyueren

Un labirinto di parole e di giorni: tutto è stato detto. Vissuto. Percorso.

Nessun muro è crollato, a indicare la strada, a liberare i nostri passi: semplicemente, non c’erano uscite.

Il giardino s’era incantato di rampicanti. Poi il cielo è scomparso, portandosi via anche la pioggia.

Ecco, è rimasto il profumo a ricordare un’assenza.

Un odore, nelle stanze della memoria, che scivola lungo le pareti, si ferma nella carne … e lì rimane.

Un bacio può anche essere una ferita: le tue labbra si consumano di orme.

Il vento non le cancella: la sua carezza le fa penetrare ancora di più nel profondo. Il ricordo s’imprime: un sigillo per l’anima.

Ed impari ad amare di te ogni respiro anche se la vita diventa lontananza.


“..perché è qui, sul respiro che sfioro

Solo qui, che mi bacia il ricordo”.