giovedì 29 aprile 2010

Gabbie 3 - Lettera a me stessa

Una goccia


A giorni nudi,
Piego le sbarre al Tempo:
A me, ritorno.

Poco bagaglio porto:
Il mio respiro e il cuore.

Riyueren

 … viene il momento in cui i tuoi giorni cominciano a soffocare: troppe vesti ingombranti, troppi orpelli … abiti … abitudini … d’altri, non roba tua.

Troppe dame di carità, nella tua vita, a farti pesare anche l’elemosina di uno straccio gettato via da chissà chi …


 
La spiga

Allora il Viaggio si fa pesante più del previsto. E più del necessario. Il Tempo diventa la tua gabbia. Una gabbia grande, sembra addirittura infinita … ma è sempre una gabbia. Come allo zoo, diventi un animale in mostra: con la scusa di proteggerti, magari anche da te stesso, ti chiudono lì. E buttano la chiave.
 
Drops


Un animale alato non può vivere in gabbia.

Prima che le ali diventino inservibili, devi spogliarti dei giorni altrui, sì, quei giorni che ti hanno fatto indossare e che ti vanno pesanti … e stretti.

 
Lightdrops
Quando resti nudo nei giorni puoi piegare le sbarre del Tempo, anche semplicemente passarci attraverso.

Poi vai avanti: non è che un ritornare ... è a te stesso, che ritorni.

Non importa, il dolore: anche quello è una liberazione.

Il bagaglio è leggero, ora: solo il tuo respiro e il tuo cuore, quelle ali che devi imparare ad usare di nuovo, o per la prima volta.

Fai volare la tua anima!
 
Dandelion

domenica 25 aprile 2010

D'Anima e d'Acqua

Ali di farfalla

Vedere il mare
Là, dove incontra il cielo:
Essere fiume.

Fai del tuo cuore un lago:
Verrà a specchiarsi il Sogno.


 Riyueren



Per un lungo periodo ( veramente troppo lungo, anche se è nulla, di fronte all’infinita misura del Tempo) mi sono svegliata al mattino, grata del risveglio (sia che il mio giorno fosse sereno, sia che il mio cielo fosse grigio e gonfio di piogge vicine).

Per questo troppo lungo periodo sono stata felice credendo di essere sveglia, mentre in realtà non avevo mai dormito così profondamente.

Quella che credevo realtà non era altro che un sonno pieno di sogni: erano talmente tanti e così vividi che, per essere un sonno, ripensandoci dopo, a ragion veduta, era molto agitato.

Non erano sogni, infatti, ma incubi.

Come cambiano, le cose, come sono diverse, le ore del giorno, quando arrivi a comprendere quale davvero è il giorno e quale è la notte...!

Ora conosco il peso della notte quando ti grava sugli occhi e te li chiude al giorno.

Forse l’inganno peggiore, quello per cui non esiste perdono, è far credere all’anima di essere sveglia mentre in realtà è addormentata in un sonno abissale (abitato da luminose e guizzanti menzogne, i nuovi mostri marini che popolano la Terra).

Qualcuno non saprà di che parlo, ma io sì.

Qualcuno forse si specchierà in queste parole un po’ strane.

O magari, in questo lago che è diventato il mio cuore, si specchieranno solo i miei sogni … (speriamo non capovolti, ma comunque saprò metterli al diritto).

 Qui dietro c’è una persona e qui dentro c’è la sua vita, imperfetta quanto si vuole, ma è vita.

Vita che scorre, perché vuole essere fiume.

Vuole vedere l’orizzonte, dove il mare incontra il cielo.

E per riposare il suo cuore, a volte un po’ stanco, lo trasforma in un lago, perché ama riflettere il bosco che la circonda … i sogni che abitano sulle sue rive.


 

domenica 18 aprile 2010

Mithila and Murals of India

Le foto qui inserite sono state scattate dalla sottoscritta e sono provviste delle necessarie autorizzazioni.

Palazzo Ducale • Loggia degli Abati • Piazza Matteotti - Genova

7 Marzo – 25 Aprile 2010

apertura al pubblico

da Martedì a Domenica dalle ore 10 alle ore 19

chiuso il Lunedi




Ingresso gratuito

MITHILA - MURALS OF INDIA (Genova, Palazzo Ducale- Loggia degli abati)


Voglio portarvi con me a vedere una mostra stupenda nel cuore di Genova. Una mostra che porta Genova nel cuore dell’India.

Basta scendere quei pochi gradini che da Piazza Matteotti ti guidano all’interno della Loggia degli Abati per entrare in un tempo e in una dimensione diversi.

Mithila era il nome di un’antica città e anche di un’antica regione situata a nord est della pianura indo gangetica e che oggi si estende fra il nord dell’India e il sud del Nepal.

Mithila è il nome di un’arte nata dal cuore delle donne di questa regione, arte che è anche attività sociale, al di là dell’estetica, arte che trova la sua completezza non solo nella forma, ma nel momento dell’esecuzione, perché è arte rituale.

Il Maestro Krishna Kumar Kashyap l’ha riscoperta e tutelata, con la costituzione della Indian University of Arts & Crafts del Bihar, dedicata principalmente alle donne e a chi non poteva avere accesso alla formazione culturale.

Altre notizie potrete trovarle in rete: io qui voglio semplicemente condurvi attraverso le mie emozioni, quindi mi servirò, al solito, di parole e immagini.


MITHILA AND MURALS OF INDIA


Quando una mostra è a cura del CELSO (www.celso.org/india) e allestita da SOSHO – Art and Graphic, già solo l’allestimento è una mostra nella mostra: da vedere, nel gioco di luci e di spazi, da assaporare nei giochi d’ombra e di silenzio.

Abstract (alla mostra Mithila) 

Abstract

Abstract (mostra Mithila)

Le frange, lunghissime, dal soffitto sin quasi a terra, a velare e svelare i dipinti, a creare effetti armoniosi sul pavimento, sulle pareti … a creare forme nuove, aiutate dal vento, o dalle tue mani che ne toccano la leggerezza o dal tuo corpo che le attraversa. Ti senti sfiorare da ali di farfalla.

Giochi di luce alla mostra MITHILA and Murals of India

Abstract 2

MITHILA

MITHILA

MITHILA


E poi non puoi fare a meno di immergere lo sguardo nei colori accesi, nei simboli, nei miti … tutto diventa così reale … come quest’immagine di Shiva Ardhanarisvara, in cui il distruttore- rigeneratore del mondo si presenta a noi nel suo aspetto di “Signore per metà femmina”: potete vedere infatti Parvati, la parte femminile, sulla destra. E notate la bellezza di quella falce di luna sui capelli del dio, a sinistra, che rivela appunto la sua origine divina.

MITHILA - Shiva

L’Anima non può portare via nulla con sé, quando si allontana dal corpo, con una sola eccezione: i tatuaggi.

Ecco perché nello stile Godhana vengono riprodotti su carta fatta a mano i complicatissimi tatuaggi con cui si decoravano il corpo anche le donne di casta elevata, e che ora sono praticati solo da quelle di casta inferiore, che si spostano da un villaggio all’altro portando con sé aghi e colori.
 
Godhana o Art Tatoo (Arte Mithila)

Godhana o Art Tatoo (arte Mithila)

L’Aripan, dal sanscrito Arpan, che significa “offerta spirituale”, è invece un diagramma complesso tracciato sul terreno, con pasta di riso bianco macerato, molto simile ai Mandala.

Viene tracciato ritualmente, allo scopo di ottenere l’unione con l’Assoluto attraverso la contemplazione e la dedizione del proprio corpo e del proprio spirito.

ARIPAN (arte Mithila)

Il KOBAR indica sia una particolare tipologia di dipinti sia la camera nuziale.

Questo schema molto complesso, che riporta al mito di Laksmi e Kubera, arricchito di elementi simbolici, viene realizzato diversi giorni prima del matrimonio sulla parete orientale della camera nuziale e disegnato sul terreno quando si svolgono i riti matrimoniali.
MITHILA -Genova, Palazzo Ducale, Loggia degli Abati

KOBAR (particolare)

KOBAR

La seconda parte della mostra è intitolata MURALS OF INDIA: si tratta di una mostra fotografica allestita con la collaborazione dell’ Indian Council for Cultural Relation di New Delhi e il contributo  dell’ ambasciata dell’India in Italia, per cui posso farvi vedere solo alcuni particolari dell’allestimento.

Sono 50 foto che riproducono in maniera stupefacente la bellezza delle pitture della tradizione parietale indiana hindū e buddhista.

L’autore è BENOY K.BEHL, fotografo e storico dell’arte, famoso per la sua tecnica pioneristica di fotografia a luce bassa.

Sono foto che sembrano avere una luce al loro interno, tanto da illuminare le due sale in cui sono esposte.


MURALS OF INDIA -Loggia degli Abati- Palazzo Ducale- Genova


MURALS OF INDIA

MURALS OF INDIA

Nell’ultima sala, un documentario sui resti di antichi templi e monasteri ci parla della tolleranza religiosa che era praticata nell’India antica: all’interno di una stessa famiglia ogni componente era libero di seguire il culto che preferiva.

E le iscrizioni sui templi, a testimonianza delle donazioni, fanno sempre riferimento a quello che era il desiderio comune: il bene di tutti gli esseri senzienti.

Vi lascio con una di queste frasi, trovata nelle grotte di Ajanta e che risale al V secolo a.C.

“La gioia del dare lo riempì così tanto che non lasciò alcuno spazio per il sentimento del dolore”.


Riyueren

venerdì 16 aprile 2010

Le parole

Landscape and blue

 
 Una parola, ogni singola parola che possa essere scritta (o pronunciata) molte volte è come un lago in cui posso immergere me stessa o il mio riflesso. E insieme vedere, come in uno specchio, il cielo, le nuvole, gli alberi … e più osservo più entro in me … e mi guardo.

Ma nelle parole non si arriva mai al fondo. Come non si può arrivare al fondo di se stessi.

Se io scrivo, o pronuncio, la parola “albero”, tu, cosa vedi?

Io posso vedere un salice, tu puoi vedere una betulla.

Allora io posso dire, o scrivere, “salice”, ma il tuo salice non sarà simile al mio: potrà piegarsi sull’acqua di un lago, mentre per me è il salice che vive qui sotto casa.

Possiamo metterci d’accordo e dire che il salice è sul lago, ma non vedremo mai lo stesso lago, lo stesso colore, la stessa quantità d’acqua … e se c’è il vento.

E ancora ci resterà da stabilire l’ora del giorno, la stagione, il tempo, se piove o è bello …

Ma se riusciamo, in questo modo, con pazienza, ad essere l'uno la parola, lo specchio, dell’altro … dal nostro incontro usciremo più ricchi. Entrambi.

Anche le pause tra una parola e l’altra, le pause bianche sul foglio, o i silenzi, nel discorso, sono laghi profondi, in cui è molto più difficile immergersi che nelle parole. Ma anche qui, se c’è condivisione, c’è arricchimento.

Le parole sono immagini. A loro volta le immagini sono le parole degli occhi. Parole ed immagini fanno parte dello sguardo dell’anima: così lei “vede”il mondo. In un certo senso lo crea guardandolo e, guardandolo, dà una forma a se stessa.
Cascata in Bianco e Nero


 
 P.S. E se dico “amore”, tu, cosa vedi?

Fairy


 

giovedì 15 aprile 2010

Gabbie 2

Orizzonti in Praglia

Sbarre di pioggia
Nei miei giorni di gabbia
Cielo richiuso.

È il tuo azzurro lontano
Che mi libera il cuore.

Riyueren

 

… perché le braccia di una persona possono anche trasformarsi in sbarre e chiudere il tuo cielo. E velarti lo sguardo così come la pioggia vela il giorno.  

Quando Gibran parlava di seguire l’amore nonostante le “strade ripide e dure”intendeva le difficoltà, non le paludi.

… perché l’amore è come una pianta, ha bisogno della luce del sole, ha bisogno dell’acqua del respiro quotidiano condiviso. L’amore non può vivere nell’oscurità e nella menzogna: se ci riesce, non è vero amore. E se lo pretende, è qualcosa di molto peggio ancora.

Ma se le braccia della persona che hai accanto diventano orizzonti limpidi e azzurri … allora tutto è possibile. Anche volare.

Perché le mani che stringono le tue diventano ali.


 
Un posto speciale

venerdì 9 aprile 2010

All'interno del Tempo

Ancora una volta il mio caro amico flickeriano LUIGI MANCINI mi ha chiesto un poco di parole, titolo compreso, stavolta, per una delle sue splendide foto. In cambio, come al solito, ho ottenuto il permesso di esporla su Innerland e scriverci sopra un post.

"All'interno del Tempo"

www.flickr.com/photos/luigimancini/4492964482
All'interno del Tempo

Ha una luce, il Silenzio.Quando guardo al mio interno
Vedo il tempo negli occhi.

Ogni passo, un istante
Ogni strada, una vita.


Riyueren


 
Non dire che non trovi nulla, se non stai cercando … perché hai paura: di quello che potresti trovare o di quello che potresti non trovare. O perdere.

Non dire che non esiste nulla, se non hai mai provato a guardare al tuo interno … nel luogo più nascosto che tu possiedi e che ti possiede, perché tu abiti il cuore ma per sentire il suo canto devi fare silenzio, e non è facile, oggi.

La nostra è una (in)civiltà del rumore, non del suono.

Una (in)civiltà dove persino il Tempo, che è eterno, va di fretta.

Ma se prendi su di te il Silenzio e lasci che la tua anima s’illumini al suo chiarore d’alba, se scendi dentro di te, passo dopo passo, giorno dopo giorno, ti accorgerai che stai camminando sulla strada della tua vita, dove la meta non conta poi così tanto, non quanto il paesaggio di te che vai scoprendo, respiro dopo respiro.
Sei all’interno del Tempo, lo guardi negli occhi.

È la tua anima, che vedi. E questa discesa dentro di te ... è il tuo volo.


 



 

lunedì 5 aprile 2010

Gabbie

Misty

Sul filo sottile dell’assenza
Sono lame affilate, distanza e silenzio.
Il mio cuore non ama i recinti.

Una volta caduta la veste dorata,
Della gabbia non resta che ruggine e ferro.



Riyueren


… quanta parte della nostra vita ha conosciuto una o più gabbie? Tra le sbarre, al sicuro: paura di volare, di cadere, di non avere le ali … paura di vivere.

Oppure nelle gabbie di parole altrui, sbarre dorate di menzogne, dolci attenzioni (troppo miele: il ragno nascosto, dov’è?).

“Delicati aromi di sandalo, tè verde e vaniglia” così vogliono vedere la mia essenza, come un profumo canterino che si dondola rispettoso … nella gabbia dorata … e anche grato, magari … Ma se sorridendo scopro un poco le zanne, se comincio a limare le sbarre con parole decise … allora divento “rozza”: strano modo per definire una creatura strana e selvaggia.

Io non ci sto bene nelle gabbie, nemmeno nelle mie, figuriamoci in quelle altrui. E poi non sono “una da gruppi”: mai stata.

Mi hanno insegnato bene a stare da sola, lo hanno fatto a colpi di parole, sapientemente assestati, quei suoni che stridono, dissonanti, all’interno di melodie all’apparenza  tutte armoniose: sono una che impara in fretta.

Non è colpa mia se amo sentire il vento anche sulle ali, non solo sul viso.

E se spezzo le sbarre limandole con immagini e parole.

E se ho imparato a vedere il ferro e la ruggine al di sotto di una placca dorata.

Un lupo cattivo?...no, un passerotto arruffato (ma sinceramente un po’ stufo di vedere lupi travestiti da agnelli).

Quando, nel mondo in cui vivi, la Disonestà è fatta passare per furbizia (o addirittura viene premiata come intelligenza) c’è poco da stare allegri ed è meglio cominciare a vedere dove sono le sbarre, perché ce ne sono anche di invisibili. E sono le peggiori.

Rischi di passare la tua vita in gabbia convinta di vivere libera.

E non importa quanto è spaziosa, è pur sempre una gabbia.


 
Brescia - Passerottina

sabato 3 aprile 2010

Pasqua - Passaggio

Primavera

Questi ultimi tempi hanno visto soltanto assenze, qui:  le mie.

E questi ultimi anni hanno visto la mia assenza dalla mia vita.

Un modo strano di augurare Buona Pasqua agli amici, a quelli di sempre, ai nuovi e ai visitatori silenziosi.

Ma è perché ci sono “passaggi”, sentieri in cui ci si inoltra in solitudine e soprattutto in silenzio.

A volte si lasciano parole che non possono essere comprese, perché si riferiscono a realtà, a luoghi, interiori e per questo sacri, e assai spesso oscuri.

Innerland è semplicemente un tentativo di fare un po’ di luce, nient’altro: in me, senza pretese di illuminare nessuno.

Probabilmente questo blog è un mandala: le sue polveri colorate sono fatte di parole e di immagini … talvolta, qua e là, anche di suoni.

E ci sono elementi che si ripetono, simboli che ruotano come i vetri nel caleidoscopio e danno forma al caos: una stella danzante…una galassia di sogni.

La mia vita, me ne rendo conto ogni giorno di più, è davvero un mandala.

Non so ancora da dove arriverà il vento, quando il disegno sarà completo.
So che per allora le mie ali saranno pronte.

Riyueren

Dissolvenza